Quella sera un bel gruppo di colori si radunò: erano troppe le cose da discutere. Non c’era la maggioranza legale, perché si sa i colori si moltiplicano all’infinito, però erano presenti i colori più tenaci, i più decisi, quelli di maggior personalità, e c’erano tutti anche i più furbi.
Il Rosso di cadmio si è dimostrato subito il più irrequieto, il Giallo il più impulsivo, il Blu oltremare il più pacato e solenne, il Turchese spiava, l’Ocra balbettava, il Verde non trovava mai il coraggio di intervenire con adeguata energia; in mezzo a tutti si infiltrava la terra di Siena bruciata e naturale, il Grigio, molto grigio e il Rosa continuava a saltare. Il Bianco non parlava, zitto e silenzioso ascoltava.
Le personalità più spiccate volevano ad ogni idea avere il sopravvento. Il Rosso di cadmio chiaro si alleò subito con lo scuro, col medio, col Carminio e addirittura con l’Arancio per dettare legge ed essere sempre e dovunque il protagonista.
– “Non puoi, testone, entrare nel quadro dell’infinito, non fa per te, lascia perdere”.
– “E’ impossibile -ribattevano in coro tutti i rossi- ogni idea deve essere sostenuta dalla nostra forte personalità”.
Il Bianco non si muoveva, rimaneva silenzioso e altéro, se tentava di parlare non gli lasciavano terminare la frase, riusciva a volte a intrufolarsi nei discorsi ma gli altri colori avevano il timbro di voce molto, ma molto più acuto e perentorio del suo.
Il Blu decise di unirsi al Verde e vinse decisamene sul tema della collina. Si stabilì anche che il Giallo non sarebbe mai riuscito a stare nel dipinto da solo, è per sua natura troppo luminoso. Al Viola fu addirittura vietato, democraticamente, di intervenire e gli si concesse una sola pennellata per quadro e col pennellino n.2.
L’ Oro e l’Argento si imposero bene: controllavano i rossi, spegnevano i gialli e mandavano i riflessi senza alcun ritegno come uno specchio al sole.
Un po’ di confusione c’era, eh sì che c’era e tanta!
In questa assenza di una linea guida, di un tracciato, di una meta precisa il Bianco si ritrovò carico della sua energia primordiale che era stata assopita per parecchio tempo e divenne il padrone della situazione. Si sentiva orgoglioso, era la somma di tutti i colori, non aveva difficoltà a sostenere i muri scalcinati, il silenzio, il vuoto, l’infinito, l’ordine.
Guardò il Nero con aria benevola: -“Se vuoi –disse- puoi anche scrivermi sopra”.
Il Nero a modo suo rise, dentro comunque era molto compiaciuto.
Si ritrovarono nuovamente complici il Bianco e il Nero, ritornarono come ai vecchi tempi, ritornarono all’essenza, alla pulizia, ad interpretare il mondo soltanto in due.
E così il Bianco si sentì veramente con la B maiuscola, anche perché poteva candidamente diventare Bianco calce, Bianco di titanio, di piombo, di platino, lucido-opaco-satinato, addirittura Bianco su Bianco. Si era trovato, senza quasi accorgersene, ad essere il vero leader di tutti i colori compresi gli assenti.
Almeno per ora
E in questo periodo.
Enzo Archetti
Ho scritto questo racconto surreale in un periodo in cui i quadri erano dominati dal bianco.